Geriatria

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Un pomeriggio di alcuni anni fa. Sono all’ospedale, in geriatria, al capezzale di una mia anziana zia, 83 anni, sorella di mia madre. C’è il marito, mio zio, che ha assunto come infermiera una cinquantenne romena, bionda e procace, che continuerà ad assistere mia zia anche dopo il suo ritorno a casa, per mesi, fino alla sua morte. C’è anche lei, la bionda. Mio zio ride e scherza con lei, dandole del tu. Quando lei finisce il suo turno e se ne va, le dice “stammi bene, cara”.
Gli chiedo come mai le dia del tu, visto che alla fedele  collaboratrice domestica, che lavora da anni a casa sua, dà rigorosamente del lei. “Ma è tanto giovane!” risponde. Non posso ancora sapere che la bionda infermiera diventerà compagna inseparabile del mio vispo e danaroso zio, cattolico integerrimo e sessuofobo, prima ancora che la zia lasci questo mondo. Lo guardo perplesso.
Nella stanza ci sono sei letti. Donne molto vecchie, una sembra una mummia, dorme tutto il giorno, ma all’ora del pasto riesce ancora a ingoiare una specie di pappa. Un’altra si lamenta per dolori terribili, cui nessuna infermiera sembra far caso. Del resto, passano raramente anche i medici. Sembra che il dolore dei molto anziani non interessi a nessuno. Geriatria è un reparto in cui i pazienti sembrano mal tollerati. Ho l’impressione che i medici pensino che se il reparto fosse senza malati ci vivrebbero benissimo. E non siamo una società senza classi. Lo zio può pagare l’infermiera romena bionda. Io non potrei.
Un’anziana nel letto d’angolo emette un lamento flebile, borbotta parole che non si capiscono, all’improvviso tenta di staccarsi il catetere. Vado in cerca di un medico o di un’infermiera. Quando torno la donna sta invocando la sua mamma con urla terribili. Fa così tutti i giorni, mi dice la figlia, appena arrivata. “Crede anche di vederla vicino al letto”, soggiunge, ” è tornata piccola”. “Ma le danno qualcosa per i dolori?” le chiedo. “Mah, non lo so, forse”.
Il giorno dopo, quando torno a trovare la zia, il letto d’angolo è vuoto. “La signora là è morta” mi dice la bionda rumena seduta accanto alla zia, sollevando lo sguardo da Chi.

Un pensiero su “Geriatria

  1. geriatria è un reparto infame, ma se i parenti del degente si fanno un po’ valere alla fine i medici si impegnano… e mandano il malato in un altro reaprto (o almeno così hanno sempre fatto con mia nonna).
    La cosa più preoccupante è stata sentir dire, e cito: “ma lei, signora, è vecchia. I vecchi sono solo un peso per la società, dovrebbero morire tutti il prima possibile. Lo sa quanto spende lo stato per mantenerli in vita?” Detto ad una signora di 87 anni, ma più in salute di me, dal suo medico curante.
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