Questo passo di Bernanos del post precedente mi sembra inquadrabile nel contesto del difficile rapporto tra pensiero cattolico radicale e Modernità. Quando leggo Bernanos (e Mauriac, e altri cattolici francesi – in Italia nulla di simile livello) mi viene sempre in mente la mia educazione cattolica, ricevuta da bambino negli anni Cinquanta, a Venezia. Mi ricordo, ad esempio, come ci veniva presentato il Protestantesimo: una mostruosità satanica, guai a leggere una Bibbia protestante, si metteva a rischio la salvezza dell’anima! Solo nella Chiesa Cattolica la salvezza, ma poiché per desiderarla occorreva essere timorosi della dannazione, la religione ci era spiegata, per così dire, iniziando a parte Diaboli: questo è peccato, quest’altro è peccato, ecc. La religione era anzitutto timore, poi reverenza per il Sacro. Se penso all’educazione ricevuta dai miei figli negli anni recenti, mi pare che siano passati secoli, o che siamo su due pianeti differenti, o che non si tratti affatto della stessa religione. E quello che è più singolare è però una costante: al catechismo negli anni Cinquanta non si leggeva la Bibbia: non la si legge neppure al catechismo di oggi.
