Sul volto

Sul divieto di celare completamente il volto che la Francia sta introducendo, posso fare due considerazioni. 1) La consuetudine, propria di una parte  dell’Islam, di obbligare le donne a celare totalmente il proprio aspetto in pubblico è segno di una concezione per la quale tra l’uomo e la donna esiste una differenza radicale, e l’esistenza di questa differenza è negata dalla cultura occidentale contemporanea, per la quale tutti hanno gli stessi diritti. Su questo punto il conflitto di civiltà è evidente e netto, poiché tra i diritti non c’è quello di individui o gruppi di rinunciare ai diritti. 2) La democrazia è fondata sul riconoscimento dell’altro cittadino, anzitutto nel suo significato fisico immediato. I cittadini di uno stato democratico sono persone che si riconoscono l’un l’altro faccia a faccia, il volto di ciascuno deve essere aperto allo sguardo dell’altro. Senza questo primo elementare riconoscimento, non è possibile la democrazia. Per questo, il dibattito sul diritto o meno di indossare in pubblico burka e niqab, ovvero le due fogge del velo islamico che  coprono totalmente il volto, rendendo irriconoscibile la persona che le indossa, esprime in realtà un conflitto su pretese non negoziabili. Da una parte si invoca il diritto delle donne islamiche alla differenza radicale segnata dal nascondimento del volto, dall’altra si sostiene che le donne che fanno così rinunciano a un diritto elementare, quello della piena partecipazione alla democrazia, e prima ancora a quello di manifestarsi per come si è. Continua a leggere