25 aprile

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Ricordo che quando ero bambino nella mia famiglia il 25 aprile si respirava un’aria strana. Lo capii tardi il motivo, da adolescente, quando mio padre mi spiegò che qualche giorno dopo la Liberazione il fratello di mia madre, Gaetano Ghedina, arruolatosi l’anno prima volontario nelle Camicie Nere, negli ultimi giorni di guerra ferito e catturato dai partigiani, era stato fucilato senza alcun processo. Per questo mia nonna Carolina, che in questa foto del 1944 si vede insieme al figlio, e che in guerra aveva perduto anche il fratello Cecco, affondato col sommergibile Neghelli, morì di crepacuore: una parola che sentii ripetere molte volte da piccolo, senza capirla. Il 25 aprile per la famiglia di mia madre significò una piaga inguaribile.
Io sono un liberale, del tutto lontano da ogni forma di totalitarismo, e mi professo decisamente antifascista, e però mi rendo perfettamente conto di quanto difficile sia, in Italia, quella che chiamano memoria condivisa.