La vita, la propria, come valore zero è l’esperienza di un personaggio che non ha vissuto e non ha visto il mondo. È una vita allo stato iniziale, larvale, quella asfissiata di Adrienne Mesurat, la protagonista dell’omonimo romanzo di Julien Green (1927 – ho letto la traduzione di A. Tofanelli, Corbaccio 1998), che non riesce a vivere una vita pienamente umana, cioè fondata su relazioni significative, su una reale comunicazione con altri esseri umani.
Ennesimo romanzo di formazione fallita, in cui la frequentemente denunciata oppressione genitoriale non è quella solita di un padre sul figlio maschio, ma di un padre sulle due figlie. La maggiore è tisica, la minore, l’adolescente Adrienne, ha un pessimo non-rapporto anche con lei. La solitudine domina i tre personaggi che compongono la famiglia, in cui il vedovo abitudinario e compiaciuto della propria vita, Mesurat, impone un regime claustrale. Nessun altrove però, per Adrienne, nessun mondo di…
View original post 238 altre parole