Il male

Il male

Vladimir Jankélévitch, Il male (Le mal, 1947, trad.it di F. Canepa, Marietti 2003).

Non si può avere un’idea immacolata che non sia contemporaneamente istinto, passione del corpo, sentimento di sete o di fame, interesse, appetito, cupidigia. È inerente all’ominità stessa dell’uomo il fatto di non poter prendere coscienza di una funzione se non intorbidandola. Un contenuto della coscienza non è mai puramente e unicamente sé stesso; in altri termini: nel mondo dell’anima ciò che è, non è ciò che è; l’impurità del nostro essere spirituale sfida l’identità analitica e tautologica dei logici, per cui la copula «essere» significa sempre  «divenire»; o meglio: non si può definire, spiegare o caratterizzare un uomo nell’immediatezza e avulso da ogni contesto, non si può comprendere nessuno prescindendo dalle circostanze. (pp. 11-129)

Un pensiero su “Il male

  1. cosa prova che il nostro essere spirituale è impuro?
    posso capire di più che dalli’mpurità l’anima si eleva ad essere puro…

    la comprensione delle cose implica una coscienza profonda ed è naturale che essa avvenga – attraverso – le cose.

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