Una visione

Mi è capitato una sola volta di vivere un’esperienza RSM (RSME è l’acronimo sotto il quale vengono rubricate le esperienze religiose, spirituali e mistiche, ovvero tutte quelle che, in modi diversi e anche diversissimi pongono il soggetto umano di fronte ad una radicale Alterità). Queste esperienze possono essere innescate da assunzione di droghe, da situazioni di particolare stress, ecc.: vi è una letteratura immensa su tali fenomeni. La mia, invece, è avvenuta entro un contesto assolutamente normale, in assenza di qualsiasi anomalia.
Era il 1994, e mi trovavo a Gorizia per gli esami di maturità, come commissario di italiano. Colleghi simpatici, situazione gradevole. L’evento è accaduto al mattino, nella mia camera d’albergo. Avevo dormito tranquillamente tutta la notte, mangiato leggero la sera, nessun abuso di alcool. Stava per suonare la sveglia, e mi trovavo in quella piacevole transizione dal sonno alla veglia in cui uno ricorda ancora quello che ha sognato e che sta svanendo, e nello stesso tempo ha coscienza di sé, della propria identità, e, per così dire, della realtà reale.
All’improvviso mi sono trovato in Piazza San Marco a Venezia. In mezzo ad una folla percorsa da una corrente di gioia. C’era una luce splendida, tutta la chiesa e gli edifici intorno erano d’oro e d’argento, e il cielo sopra la Piazza era segnato da lunghe striscie di colori diversi. Vidi che erano bandiere, attaccate a lunghe aste, ma di tessuto leggerissimo, tanto da sembrare di pura luce colorata. L’aria era tutta pervasa da una musica meravigliosa, di cui non si vedeva la sorgente. Mi ricordai allora che nel 1961 ero stato nella Piazza, insieme ai miei compagni di quinta elementare, per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Eravamo su di un palco, e avevamo cantato inni patriottici. Mormorai fra me, in un sussulto di razionalità: “Sto rivivendo il 1961”. Ma una voce, di uno che era accanto a me, disse: “Non è quello”. A questo punto fui invaso da una felicità così intensa, che mi misi a piangere dalla gioia, cosa che nella vita reale non mi era mai capitata, e non mi sarebbe più capitata fino ad oggi. E quella voce disse: “Questa è la Piazza San Marco dello Spirito”. In quel momento mi sono ritrovato seduto sul mio letto, nella camera d’albergo, che piangevo e singhiozzavo dalla felicità. Una felicità schiacciante.
Fatto del tutto inspiegabile. Non mi è mai capitato nulla di simile e neanche di lontanamente paragonabile, né prima né dopo.

2 pensieri su “Una visione

  1. Che bello, ricordo anch’io un sogno durante il quale piansi di felicità: stavo in una valle, dentro ad un boschetto, dal quale si intravedeva un vecchio paese illuminato dalla luce dorata del tardo pomeriggio, inerpicato sui fianchi della montagna. Rispondendo a non so quale domanda di mio fratello, ebbi la percezione della “sfogliabilità” del tempo, e gli risposi che ci trovavamo – non ricordo a fare cosa – in un’altra epoca, forse già conosciuta, e subito incominciò una musica affascinante che mi induceva a ballare dalla contentezza, girando su me stesso, fino ad un’esplosione di gioia e lacrime. Ah, forse sono assaggi di paradiso! :-)

  2. Sì.
    Capita che ora legga di J. Boehme, Aurora nascente: vd. VI, 22: “Allo stesso modo, quando la luce incantevole e piena di gioia del Figlio di Dio illumina i cari angioletti, e manda un bagliore fin dentro i loro cuori, allora nel loro corpo si infiammano tutte le forze, e si leva un fuoco d’amore così pieno di gioia, che essi lodano, cantano e suonano per la grande gioia, e né io posso esprimere ciò né alcuna altra creatura”.
    VI, 25: ” (…) ed inoltre diventerai proprio un altro uomo, e penserai a ciò finché vivrai. Il tuo desiderio sarà diretto più al cielo che alla terra (…)”.

Lascia un commento