Rileggo Simone Weil 9

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Profonda saggezza racchiusa nelle fiabe sui desideri. Il pescatore che vuol essere signore, poi re, poi imperatore, poi papa, poi Dio… e si ritrova pescatore. (Il sublime di questa fiaba è che è sua moglie a spingerlo. L’ambizione è principalmente femminile, perché l’uomo é stimato se sa lottare contro il mare, la terra, il metallo, ecc.; la donna se piace, e ciò non ha né legge né misura. Sono sempre le madri a volere che i figli primeggino). Insomma, è esattamente la storia di Napoleone. La lezione è questa: l’ambizione è illimitata, mentre le possibilità reali non lo sono mai; nell’oltrepassarle si cade.
Il solo mezzo per cogliere quell’infinito al quale ogni cuore d’uomo aspira è dunque essere giusto, come diceva Socrate ad Alcibiade.

Le riflessioni dei Greci sulla « misura » e la « dismisura » contengono tutta la saggezza umana.- Socrate. Tragici. (Che stupidità dire che la saggezza del coro è una « saggezza volgare »! Cori di Eschilo). (I, 162)

Il Desiderio è infinito. Nella sua natura è iscritta la mancanza del limite: esso tende al suo accrescimento, e passa continuamente da un oggetto all’altro. Ma non può essere concepito come una sostanza. Il Desiderio non sta per sé. E’ una funzione del soggetto, che l’apprende culturalmente: la sua non-animalità come soggetto umano sta esattamente nel suo desiderare, in luogo del puro appetire. Per questo la brama è senza fondo, e “dopo il pasto ha più fame che pria”, perché non sta per sé, ma è relazionale e mimetica, in altre parole sociale (il Deserto dei mistici è anzitutto una fuga dal regno della mimesi).

Infine, anche qui troviamo una radicale corrispondenza tra l’ambizione illimitata, a differenza delle possibilità reali, e la relazione tra segno e referente del segno. Infatti ciò che caratterizza il segno umano è che esso è sovrabbondante rispetto ai suoi referenti mondani (in tempo di carestia, quando il pane non c’è, io e te possiamo scambiarci all’infinito la parola pane, mentre non possiamo scambiarci neppure un panino). La radice di ogni dismisura sta quindi nel sorgere stesso dell’umano, va ricercata nella scena dell’origine.

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