Un esile libretto dal titolo attraente, che è quello del primo dei due racconti di cui è composto. Genius loci (trad. it. di L. Pignatti, Iperborea 2011) esplora un argomento frequente nella letteratura e caro alla Haasse, quello della casa fortemente legata ad eventi del passato, ovvero a presenze inquietanti, o a qualcosa che determina una forte e inspiegabile suggestione. Nel primo racconto si narra di una donna che col marito (e spesso da sola) passa le vacanze in una casa che la coppia si è fatta costruire in un luogo isolato, in un bosco ove sono appena visibili i ruderi di un antico pozzo. La protagonista finirà per scoprire che quel pozzo forniva secoli prima l’acqua ad un giovane nobile, colpito dalla lebbra e confinato nel bosco. Con questo, che ella percepisce come il genius loci, si crea (o ella penserà che si crei) un rapporto. Nell’ambiguità vedo qualcosa del Giro di vite di James. Continua a leggere