Io non mi chiamo Miriam

15284182_1158603510841914_5588490935663217744_n

Delicato e intenso, ricco di umanità e spietato, il romanzo di Majgull Axelsson Io non mi chiamo Miriam (trad. di L. Cangemi, Iperborea 2016) ha al suo centro il tema duplice di identità e verità. La protagonista è una donna di 85 anni di origine rom, il cui vero nome è Malika, che da 70 anni vive in Svezia come ebrea, avendo fortunosamente assunto, quando era una quindicenne zingara deportata ad Auschwitz nel 1944, l’identità di una morta Miriam Goldberg, per poter sopravvivere. Salvata da donne norvegesi nel campo, vivente poi in Svezia come ebrea moglie di uno svedese, ma nel suo fondo segreto e negato ancora rom, Miriam non ha una identità unica – ma al di là del suo particolare problema, che esplode infine nel lungo colloquio con la nipote, la sua storia apre davanti ai nostri occhi il buco nero intorno al quale, come stelle troppo vicine, le nostre fragili identità di europei stanno pericolosamente gravitando. (Da leggere assolutamente.)