Conobbi Sergio Quinzio nel 1985, a Venezia, dove allora vivevo, in occasione di una conferenza nella quale parlò del suo ultimo libro La croce e il nulla. Lo conobbi personalmente, perché dopo la conferenza Quinzio cenò in casa di amici, e ricordo bene la conversazione – cui partecipò Mario Cantilena, che con lo scrittore aveva avuto un rapporto epistolare – per le calli, mentre lo accompagnavamo all’albergo. Mi fece una profonda impressione, quella di una fede cristiana terribilmente urgente, assolutamente drammatica, impossibile.
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