Videocrate

Il videocrate è colui che esprime la sua potenza mediante il video, e che si rende potente col rendersi visibile. Il videocrate dispone del potere della visibilità. Mentre il dio non è visto da alcuno e può vedere tutti, il videocrate non può vedere tutti, ma può essere visto da tutti. Questa è la sua centralità. Egli può, a suo piacimento, farsi oggetto centrale presente nella presenza della televisione, ma senza la sacrificalità latente nella centralità dell’oggetto. Perché il videocrate non è oggetto della visione, ma è colui che attua il potere dell’esser-veduto, la cui natura insieme è fantasmatica e concreta. Lo spettatore, dal canto suo, sa che l’azione autentica non è la sua, quella di vedere chi si rende presente televisivamente, ma quella del videocrate, l’azione  di apparire presente a tutti. Mentre la democrazia si fonda sulla reciprocità, per cui l’eletto di oggi può diventare semplice elettore domani e viceversa, la videocrazia è per se stessa non-reciproca. Non si assurge alla videocrazia per elezione, né vi è un sotteso patto di reciprocità, ma il videocrate è ammantato di un’aura religiosa, e gli sono attribuite qualità particolari. Tuttavia, nello stesso tempo, è saputo universalmente che queste qualità non esistono. Così, appare evidente che la videocrazia si fonda sull’immaginazione, e sul desiderio universale di centralità. L’immaginazione è infatti la produzione continua di immagini. L’aspirante videocrate può essere una nullità, come i giovani del GF, ma questa nullità è nulla di fronte al potere del poter-apparire. Non il mezzo è il messaggio, ma il poter-apparire è il potere.

2 pensieri su “Videocrate

  1. E’ una bella analisi, che ha come corollario la diffusione esponenziale del desiderio imitativo per cui tantissime persone farebbero qualsiasi cosa pur di andare in televisione. Forse alcune anche vivono come se stessero in tv, pronte ad apparire non appena si presenti il caso. vedi protagonisti di fatti di cronaca nera che non nomino perchè non ne posso più di loro.
    Non sono convinta, però, che chi appare in tv si sottragga alla sacrificalità latente. Per me anche chi gestisce la sua presenza, il videocrate come lo chiami, non può non essere coinvolto in queste dinamiche della “regalità”.

  2. L’analisi deve essere completata. Finché il videocrate è tale, non è una figura sacrificale come oggetto, ma come soggetto: egli ha il potere di apparire e di far apparire. Quindi di assumere nella sfera dell’esser-visto, e di espellere. I Santoro e i Vespa, ad esempio. Ma hai ragione in questo, che l’espulsione pende sempre, come possibilità, anche sul capo del videocrate. Il quale teme che si verifichi, e per questo utilizza la cultura vittimista dominante facendo passare sé per vittima, anche quando non lo è assolutamente (vedi Santoro). La mistificazione sta proprio nel fatto che colui che non è sottoposto ad alcuna vittimizzazione reale si fa passare per vittima. Perché apparire vittima conferisce potere. Potere di apparire (Saviano). Ma questo è tipico della cultura attuale dell’Occidente.

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