L’oggetto originario

Ho pubblicato su Generativa lo scritto di Andrew Bartlett L’oggetto della violenza originaria e la Seconda Persona della Trinità, che appartiene al versante speculativo della confraternita gansiana. Termina così:

Ma v’è anche un’altra prova del paradosso dell’inimitabilità della perfezione morale. Chiediamoci se la persona moralmente perfetta non desti necessariamente il nostro risentimento, proprio per il motivo che una tale persona “rivela” a noi la nostra propria imperfezione morale. Che cosa preferiremmo: essere naufraghi su un’isola deserta in compagnia di un santo perfetto o di un comune peccatore? L’umano che neghi di essere un comune peccatore è uno che nega la propria umanità, che sopprime il suo comune desiderio della vulnerabile soggettività sacra della vittima del solo male necessario. Di contro, indulgere ad un desiderio di presentarsi secondo il modo vittimario—soggetto ad una persecuzione immaginaria in una falsa imitazione di Gesù crocifisso—significa desiderare di essere la vittima di un male non necessario. In realtà, l’auto-giustificazione crea e corteggia il male non necessario, secondo il paradosso dell’esemplarità pacifista di cui dicevamo. Quanto più noi sospettiamo Gesù di aver desiderato il martirio, tanto più lo rendiamo vulnerabile all’accusa di auto-giustificazione e di “averlo richiesto” nel grottesco modo vittimario.

La vera giustizia che si oppone alla violenza umana viene distrutta solo dal male umano necessario, proprio come l’originaria vittima-oggetto dello sparagmos veniva necessariamente distrutta come prerequisito dell’auto-conoscenza. La differenza nel caso di Gesù sta in ciò che la sua “perfezione” morale coincide perfettamente col suo personale, ovvero rivelato solo nella e come persona, perdono delle più spettacolari e terrificanti imperfezioni umane. Quel Gesù che si rivela a Saulo ha già perdonato Saulo—o non si sarebbe rivelato a lui. Il perdono divino è rivelato proprio nello stesso istante in cui noi riconosciamo quello che la nostra violenza ha fatto all’Immagine Divina. Conoscere Gesù è aver partecipato alla crocefissione: divenire umani è sapere di aver fatto violenza all’oggetto Divino. Ma conoscere Gesù è anche conoscere il perdono Divino. La specie umana è caratterizzata dalla rappresentazione scenica. È la specie che auto-consapevolmente reca violenza alla creazione. Così l’umano necessita di essere perdonato (eternamente) per la violenza che egli ha fatto agli oggetti sacri che egli riceve sulla sua scena, come creati, rivelati, donati dall’Altro Divino.

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