
Il caso Marrazzo può significare molte cose, e può essere letto a vari livelli, e con ottiche differenziate. Ma almeno due punti a me paiono molto significativi.
C’è anzitutto un evidente conflitto tra le ragioni sempre invocate della privacy e quelle del rapporto tra il cittadino comune e i cittadini che sono stati eletti per governare e fare le leggi. Infatti, le leggi che tutelano la mia privacy, ovvero la sfera personale inviolabile, e che ne determinano i confini, sono opera dei legislatori, ovvero degli appartenenti al ceto politico. Questi hanno l’evidente obbligo di dare l’esempio del rispetto delle leggi che essi stessi hanno formulato, approvato e rese operative, anche in materia di privacy. Se un ceto politico dismette completamente l’idea che i suoi membri debbano costituire degli esempi di buona condotta per i cittadini comuni, quel ceto politico è privo di giustificazione per la sua stessa esistenza. Qui sta la radice della questione morale di cui un tempo si parlava. Perciò un presidente di regione che cede ad un ricatto su questioni private non può governare più nulla. Questo è certo. Anche perché ha evidentemente ceduto per paura, e la paura, come ben diceva Platone, è il peggiore dei vizi, inammissibile in chi governa.
Il secondo punto, che trovo antropologicamente rilevante, è la questione dei transessuali. Sembra che vadano molto di moda, come la coca, tra le classi alte (ricordo qualcosa di un giovane Agnelli, qualche anno fa). Il rapporto sessuale con un essere che sta in mezzo tra l’uomo e la donna, un essere che non è né l’una né l’altro, una entità indeterminata, che è entrambi i sessi e nessuno dei due, perché la sua identità di genere è appunto il trans, e sta nel passaggio tra i due (che solitamente e non per caso è tra uomo e donna), questo rapporto sessuale è una cifra dell’indeterminatezza culturale generale della nostra epoca. La violenza che si abbatte spesso sui trans, la cosiddetta transfobia, è qualche cosa di ben spiegabile, e a nulla valgono i tentativi di esorcizzarla. Nel profondo di ogni comunità umana sta il terrore dell’indifferenziato, del proteiforme, dell’indeterminato. E il trans evoca il caos. Proprio perché il caotico è anche affascinante, e significa distruzione, molti ne sono affascinati. Anche sessualmente.