
Nomade, di Rachna Vohra
sono la figlia che ha lasciato
anziani genitori intenti a piantare semi di
permanenza
ho diviso il loro paese
e ho messo un confine tra noi
come hindu divenuti musulmani divenuti hindu
speriamo che la distanza tra noi non sia circolare
sono la figlia che ha lasciato
un padre solitario e una madre tranquilla
allevata come i fiori in un giardino del vicinato
raccolta dalle mani di un bambino
che ha teso loro un
mazzetto
di tristezza
sono la figlia che ha lasciato
un padre inquieto e una madre indaffarata
che guarda dalla finestra la porta dell’ieri
osservando le foglie che cadono.
Loro cercano le orme dei miei passi nell’erba
inaridita
mentre siedono nella vasca piena d’acqua del giardino
sono la figlia che ha lasciato
echi delle sue risa
come una casa abitata dai fantasi della mia assenza
papà sospira nel sole
tutto ciò che vede è
ombra.
Il mio sorriso come gocce di rugiada
svanisce nel sole del pomeriggio
(traduzione di Elettra Bedon)