Scuola II

Anche questa è del 2004. L’oscillazione mi sembra davvero, anche in questi giorni, la cifra essenziale della questione scuola.

OSCILLARE. Nella parte conclusiva del suo meraviglioso Il Dio dei filosofi (Der Gott der Philosophen , 1971, trad. it. Brusati, Brusotti e Mauro, il melangolo, Genova 1994, vol III), Wilhelm Weischedel tenta di definire Dio come oscillazione assoluta (p. 303). Profanando il concetto weischedeliano, si potrebbe applicarlo alla scuola italiana contemporanea, e forse per estensione alla scuola occidentale contemporanea, e forse per estensione ancora più comprensiva all’intera società occidentale.

Rimanendo nell’ambito di comprensione minore, quello della scuola italiana contemporanea, l’oscillare che Weischedel riferisce alla problematicità assoluta noi lo potremmo riferire, con un funambolismo audace, ad alcune realtà relative. Oscillano fisicamente gli edifici scolastici, soprattutto in alcune zone d’Italia, lesionati, corrosi, trascurati, deteriorati. Oscillano le menti degli studenti, tra la scarsa propensione ad uno studio di cui non vedono fine e ragione, e la volontà di procurarsi comunque un titolo di studio – cui rivendicano il diritto – per una vita futura piena di videotelefoni, discoteche e divertimenti vari. Oscillano le menti dei genitori, tra la svanente gratuità dell’istruzione e la proclamata necessità di avere figli formati ai livelli richiesti dalla meravigliosa società bagordo-tecnotronica. Oscillano le menti di una parte dei docenti, tra l’amore per ciò che sanno e le difficoltà che incontrano da parte di tutto il resto della Scuola. Oscillano le menti di altra grande parte dei docenti, tra il senso della propria dignità decrescente e la brama di fare qualunque progetto purché dia denari. Oscillano le menti dei Dirigenti, tra la percezione della propria funzione amministrativo-burocratica come fondamento della Scuola e la smania di ottenere finalmente una didattica omogenea, interscambiabile e ridotta in pillole, in cui la figura del docente sia assolutamente fungibile e scarsamente significante. La mente, poi, di coloro che sono preposti a più alte funzioni semplicemente oscilla, avvicinandosi dunque alla condizione divina.

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Aggiungerei ora che la condizione divina dei reggitori (e quindi anche della Gelmini) è testimoniata dal fatto che la loro opera è un semplice lusus, uno scherzo-illusione. La loro condizione divina li rende non responsabili, dal loro Olimpo vedono il vano affannarsi dei mortali sciocchi e scimmieschi su cui esercitano divertita e giocosa signoria, ridono e si scambiano lo scettro. Nessuno di loro renderà conto ad alcuno delle proprie decisioni (ovvero tagli, poiché decidere deriva dal verbo latino decidere, tal quale, che significa tagliar via) . Perciò Berlinguer è felice, come Lombardi (ricordate?), come Fioroni, come Moratti, come tutta l’Urania Stirpe.

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