Psychopolitics

001

«La realtà politica è fluttuante, soggettiva, fatta di casi particolari, duttile e adattabile, non-euclidea. La politica non è logica. Essa è psicologica.» (p. 5)  Da questa visione si sviluppa il dialogo tra Jean-Michel Oughourlian e Trevor Cribben Merril in Psychopolitics (originale francese 2010 – versione inglese Michigan State University Press 2012). L’altro punto fondamentale che Oughourlian assume a base del suo ragionamento è l’idea schmittiana della politica come designazione del nemico. Il terzo elemento è ovviamente la teoria mimetica di René Girard.
Secondo lo psichiatra girardiano francese, la politica attuale deve fronteggiare una crisi mimetico-sacrificale di proporzioni globali avendo a sua disposizione solo strumenti vecchissimi: trovare capri espiatori e nemici individuati chiaramente e credibili sta diventando sempre più arduo, e la politica tenta affannosamente invano di trasformare gli enormi problemi che attanagliano il mondo in nemici.

«La politica sta esaurendo le sue forze. I nemici che essa designa uno dopo l’altro risultano essere dei miraggi e il loro “sacrificio” si dimostra inefficace. Allora la politica è tentata, sotto la spinta dell’Estrema Sinistra, e nel nome della correttezza politica, di scegliere un nemico potente, formidabile e onnipresente: il Denaro!
Il denaro, afferma il meccanismo politico, deve essere tenuto sotto controllo. Il denaro viene accusato di nascondersi nei paradisi fiscali. Allora si dichiara guerra ai paradisi fiscali e si stila una lista nera dei Paesi colpevoli di essere paradisi fiscali. E appare evidente com Cina e Inghilterra siano molto desiderose di smantellare i paradisi fiscali degli altri, ma non i propri.
E tuttavia il denaro deve essere attaccato, tracciato, controllato, sottoposto ad una equa redistribuzione, moralizzato! Un’impresa vasta, che è destinata a fallire per due ragioni, una aneddotica e legata alla storia, l’altra fondamentale.
Cominciamo dalla prima: prima della creazione dell’Europa e della globalizzazione, la moneta era controllata dagli Stati. Il controllo della moneta rendeva possibile prevenire la sua fuga… e questo certamente non ha funzionato bene come ci si aspettava. Oggi, informatizzazione e globalizzazione rendono tecnicamente impossibile esercitare un qualsiasi controllo sulla moneta. E così l’unico modo di attrarre il denaro è quello di sedurlo. Mi si permetta di offrire un faceto paragone tra denaro e donne: per secoli, per millenni, se una giovane donna attirava lo sguardo di un uomo, la possibilità è stata quella di proporre il matrimonio… a suo padre. Questo poteva suscitare situazioni comiche del tipo di quelle descritte nelle commedie di Molière, o qualche volta situazioni tragiche. Oggi ciò è impensabile: se vi piace una donna, dovete conquistare il suo amore. Non è più possibile ottenere denaro o donne se non per mezzo di seduzione, almeno nella nostra civiltà occidentale.
La seconda ragione è infinitamente più seria: designando il denaro come il nemico, come la parte colpevole, come la causa di tutte le nostre disgrazie e della crisi sacrificale che siamo incapaci di arginare, traformiamo la moneta in qualcosa di diverso dalla moneta o da un mezzo di pagamento. Noi stiamo portando alla luce il lato diabolico, mimetico del denaro e nel far questo noi corriamo un rischio più grande di quanto possiamo immaginare.» (pp. 41-42)

Ma cosa propone Oughourlian alla politica, che non può rinunciare alla propria essenza, ovvero alla funzione di designare i nemici? Propone che essa sostituisca al nemico esterno il nemico interno, anzi interiore: noi stessi. Questo avrebbero fatto i leader politici che lo psichiatra francese assume a modelli: Mandela, Gandhi, Luther King. Qui il ragionamento mi pare debole. E certo il processo di conversione globale della politica, ammesso che fosse possibile, non disporrebbe del tempo sufficiente ad evitare quell’apocalisse che, sulla scorta dell’ultimo Girard, Oughourlian vede imminente.