The Mimetic Brain

513bkWLvr7L__SY344_BO1,204,203,200_The Mimetic Brain è  la traduzione in inglese (Michigan State University Press 2016) del libro di Jean-Michel Oughourlian Notre trisième cerveau (2013). Di Oughourlian, che svolge un ruolo di attivo interlocutore di René Girard nel fondativo Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, ho letto The Genesis of Desire  e  Psychopolitics. Rivisitare l’intera psicopatologia con occhiali mimetici (p. 107) : questa è la linea del libro, fortemente ancorata all’esperienza clinica lunghissima dell’autore, che a sostegno delle sue tesi presenta numerosi casi. Semplificando molto, si può dire che per Oughourlian è necessario pensare che gli umani dispongano di tre cervelli: uno razionale, uno emotivo e uno sociale-mimetico. L’esistenza di quest’ultimo, che è poi il centro dell’argomentazione qui svolta, è affermata da Ourghoulian anche sulla base delle ultime scoperte neuroscientifiche (in particolare quella dei neuroni-specchio), ma nell’insieme la mia impressione è sempre quella di una certa fantasiosità della psichiatria con radici psicoanalitiche, sempre oscillante tra scienza e speculazione filosofica, quale rimane, nonostante tutta, quella dell’autore. «Mi sembra che la miseria della condizione umana dipenda dalla difficoltà di accettare l’alterità del proprio stesso essere, di accettare che io stesso sia un “altro” e che questo stesso altro che mi costituisce sia anteriore a me» (p. 46). Dalle tre anime (razionale, irascibile e concupiscibile) ai tre cervelli di Ourghoulian: duemilacinquecento anni di pensiero, ohibò.

 

Psychopolitics

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«La realtà politica è fluttuante, soggettiva, fatta di casi particolari, duttile e adattabile, non-euclidea. La politica non è logica. Essa è psicologica.» (p. 5)  Da questa visione si sviluppa il dialogo tra Jean-Michel Oughourlian e Trevor Cribben Merril in Psychopolitics (originale francese 2010 – versione inglese Michigan State University Press 2012). L’altro punto fondamentale che Oughourlian assume a base del suo ragionamento è l’idea schmittiana della politica come designazione del nemico. Il terzo elemento è ovviamente la teoria mimetica di René Girard.
Secondo lo psichiatra girardiano francese, la politica attuale deve fronteggiare una crisi mimetico-sacrificale di proporzioni globali avendo a sua disposizione solo strumenti vecchissimi: trovare capri espiatori e nemici individuati chiaramente e credibili sta diventando sempre più arduo, e la politica tenta affannosamente invano di trasformare gli enormi problemi che attanagliano il mondo in nemici.

«La politica sta esaurendo le sue forze. I nemici che essa designa uno dopo l’altro risultano essere dei miraggi e il loro “sacrificio” si dimostra inefficace. Allora la politica è tentata, sotto la spinta dell’Estrema Sinistra, e nel nome della correttezza politica, di scegliere un nemico potente, formidabile e onnipresente: il Denaro!
Il denaro, afferma il meccanismo politico, deve essere tenuto sotto controllo. Il denaro viene accusato di nascondersi nei paradisi fiscali. Allora si dichiara guerra ai paradisi fiscali e si stila una lista nera dei Paesi colpevoli di essere paradisi fiscali. E appare evidente com Cina e Inghilterra siano molto desiderose di smantellare i paradisi fiscali degli altri, ma non i propri.
E tuttavia il denaro deve essere attaccato, tracciato, controllato, sottoposto ad una equa redistribuzione, moralizzato! Un’impresa vasta, che è destinata a fallire per due ragioni, una aneddotica e legata alla storia, l’altra fondamentale.
Cominciamo dalla prima: prima della creazione dell’Europa e della globalizzazione, la moneta era controllata dagli Stati. Il controllo della moneta rendeva possibile prevenire la sua fuga… e questo certamente non ha funzionato bene come ci si aspettava. Oggi, informatizzazione e globalizzazione rendono tecnicamente impossibile esercitare un qualsiasi controllo sulla moneta. E così l’unico modo di attrarre il denaro è quello di sedurlo. Mi si permetta di offrire un faceto paragone tra denaro e donne: per secoli, per millenni, se una giovane donna attirava lo sguardo di un uomo, la possibilità è stata quella di proporre il matrimonio… a suo padre. Questo poteva suscitare situazioni comiche del tipo di quelle descritte nelle commedie di Molière, o qualche volta situazioni tragiche. Oggi ciò è impensabile: se vi piace una donna, dovete conquistare il suo amore. Non è più possibile ottenere denaro o donne se non per mezzo di seduzione, almeno nella nostra civiltà occidentale.
La seconda ragione è infinitamente più seria: designando il denaro come il nemico, come la parte colpevole, come la causa di tutte le nostre disgrazie e della crisi sacrificale che siamo incapaci di arginare, traformiamo la moneta in qualcosa di diverso dalla moneta o da un mezzo di pagamento. Noi stiamo portando alla luce il lato diabolico, mimetico del denaro e nel far questo noi corriamo un rischio più grande di quanto possiamo immaginare.» (pp. 41-42)

Ma cosa propone Oughourlian alla politica, che non può rinunciare alla propria essenza, ovvero alla funzione di designare i nemici? Propone che essa sostituisca al nemico esterno il nemico interno, anzi interiore: noi stessi. Questo avrebbero fatto i leader politici che lo psichiatra francese assume a modelli: Mandela, Gandhi, Luther King. Qui il ragionamento mi pare debole. E certo il processo di conversione globale della politica, ammesso che fosse possibile, non disporrebbe del tempo sufficiente ad evitare quell’apocalisse che, sulla scorta dell’ultimo Girard, Oughourlian vede imminente.

The Genesis of Desire

7684915La mimesi è un meccanismo universale: nessuno di noi può sfuggirvi. Ma la sua necessità non è un semplice determinismo. Io posso ancora scegliere chi desidero imitare, e modellare me stesso su di lui. (p. 27) Questa è forse l’idea più generale che regge l’argomentazione di Jean-Michel Oughourlian in The Genesis of Desire (Michigan State University Press 2010). Jean-Michel Oughourlian è uno psichiatra, ed una delle due voci che tessevano il contrappunto nel basilare testo di René Girard Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. Egli è convinto che dalla teoria mimetica si possano ricavare applicazioni terapeutiche, e questo libro sul desiderio contiene numerosi esempi clinici, tratti dalla vita professionale dell’autore. Un altro cardine del discorso di Oughourlian è il concetto estensivo di desiderio, inteso come movimento psicologico caratteristico degli umani. Noi siamo creature del desiderio, e non abbiamo alcuna consistenza al di fuori di esso.

In verità, è il desiderio che dirige il sé e che lo crea: il sé non è altro che ciò che potremmo chiamare “sé -desiderio”. Il sé come tale, pertanto, non è davvero responsabile: il desiderio segue il suo stesso destino, la sua stessa logica. Esso scompare nel momento in cui l’ostacolo che ha opposto resistenza si arrende. Qui il sé riconosce di non avere alcun potere suo proprio e non può fare nulla.  (p. 30)

Da un lato, il sé non ha alcuna consistenza al di fuori della rete di relazioni dinamiche che lo costituisce, dall’altro il soggetto (realtà sfuggente) può raggiungere liberazione e pacificazione mediante la conoscenza.

L’unico modo per conquistare la libertà dal mimetismo è comprendere che noi vi siamo sempre e totalmente immersi, e che la rivalità che ci minaccia ad ogni istante può essere tenuta a bada solo mediante la rivelazione del meccanismo che la fa nascere. (p. 35)

Oughourlian dedica varie pagine alla scoperta dei neuroni-specchio, che confermerebbe pienamente l’intuizione girardiana, e produce una serie di casi clinici che avvalorano la sua visione. L’analisi mimetologica del mito di Adamo ed Eva è forse la parte più interessante (e problematica) di quest’opera, che ha natura di applicazione della teoria girardiana, e, per dirla un po’ scherzosamente, rimane pienamente ortodossa rispetto al pensiero del maestro.