Francesco e i mercanti

popDice il Papa: «Tre giorni fa un gesto di guerra, di distruzione in una citta’ dell’Europa, gente che non vuol vivere in pace. Ma dietro di quel gesto c’erano altri, come dietro Giuda c’erano quelli che gli hanno dato denaro. Dietro quel gesto i fabbricanti di armi che vogliono non la pace, ma la guerra, non la fratellanza ma l’odio. Poveri quelli che comprano le armi contro la pace». Dunque, secondo il Papa, dietro eventi come questo, non c’è anzitutto un certo tipo di predicazione islamista, non c’è una certa interpretazione del Corano. Ci sono i mercanti. Ma se io odio gli infedeli, e per ucciderli mi compro un economico kalashnikov, la colpa delle morti è del trafficante che me lo vende o mia, quando sono io che premo il grilletto? E se pugnalo una ragazza ebrea per strada a Gerusalemme, la colpa è del fabbricante di coltelli da cucina?
Quello che mi preoccupa in queste estemporanee ma significative espressioni del pensiero bergogliano non è tanto l’idea che dietro il gesto dei terroristi ci siano altri, e questi siano i fabbricanti di armi. (Che le bombe dei terroristi islamici siano quasi sempre fatte in casa con ricette alquanto semplici, e non raffinati ordigni di industria bellica attuale, non sembra far riflettere il pontefice.) Quello che sommamente mi preoccupa è il riferimento a Giuda. Tutti gli studiosi seri sanno benissimo che i trenta denari, come tantissimi altri particolari delle narrazioni evangeliche, non sono un elemento storico ma una costruzione ideologico-teologica della comunità cristiana primitiva. In ogni caso, quelli che glieli avrebbero dati non sono mercanti o affaristi, sono persone molto, molto religiose. Quello che è certo è che la morte di Gesù è stata voluta dalle autorità religiose del suo tempo: lo scontro tra Gesù e quelle autorità religiose è stato fortissimo, e assolutamente determinante nella vicenda che lo portò alla morte. Nella narrazione evangelica, del resto, Gesù non si scontra mai con peccatori, affaristi, gente di malaffare, ma sempre e soltanto con uomini religiosi: farisei, sadducei, dottori della legge: gente pia, gelosa custode della tradizione. È stata la religione, e non il denaro, a portare Gesù alla sua fine. Le turbolenze che i Romani temevano, e che hanno portato Pilato alla sua decisione, erano suscitate nel popolo dall’attesa messianica. Certo, la religione non è mai allo stato puro, perché essa è sempre anche (e soprattutto) un fatto sociale: ci sono sempre anche intrecci di interessi di ogni tipo, soprattutto economici e politici. Ma allora, Francesco, per comprendere questo ti basta guardare dentro le mura vaticane.

 

La preghiera di Bergoglio (integrata)

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L’enciclica Laudato si‘ è un grande minestrone, come quasi tutte le encicliche papali, anche se in essa sono chiaramente delineati alcuni temi di fondo. La questione principale è esattamente quella di cui non parlerà nessuno, o pochissimi, ed è quella della visione della natura sostanzialmente irenica, edulcorata e dolciastra, che espunge quasi totalmente l’aspetto terribile e conflittuale della natura stessa, quasi che essa fosse di per sé un Eden in cui l’elemento perturbatore unico è l’umano. Io certo non sottovaluto la drammaticità del problema ecologico, sul quale giustamente il papa richiama l’attenzione, ma vorrei che la natura fosse vista per quello che è. Essa, di per sé, a prescindere dagli umani, è un luogo di grandi catastrofi, di estinzioni di massa, di lotta per la vita. Guardiamo i denti di un tirannosauro, poi rimoduliamo il concetto di armonia in relazione alla natura. Mi sono permesso dunque, nello spirito di Giobbe, di integrare la preghiera con cui si conclude l’enciclica, unico modo che ho per farla mia.

Preghiera cristiana con il creato

Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature,
che sono uscite dalla tua mano potente.
Sono tue, e sono colme della tua presenza
e della tua tenerezza.
Il passerotto e la zecca,
il coccodrillo e la lumaca,
la vipera e la scolopendra,
l’usignolo e la zanzara.
Laudato si’!

Figlio di Dio, Gesù,
da te sono state create tutte le cose.
Hai preso forma nel seno materno di Maria,
ti sei fatto parte di questa terra,
e hai guardato questo mondo con occhi umani.
Oggi sei vivo in ogni creatura
con la tua gloria di risorto.
Nel batterio e nel virus,
nell’agnello e nel lupo
nella gazzella e nel leone,
nella vespa e nello scorpione.
Laudato si’!

Spirito Santo, che con la tua luce
orienti questo mondo verso l’amore del Padre
e accompagni il gemito della creazione,
tu pure vivi nei nostri cuori
per spingerci al bene.
Laudato si’!

Signore Dio, Uno e Trino,
comunità stupenda di amore infinito,
insegnaci a contemplarti
nella bellezza dell’universo,
dove tutto ci parla di te.
Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine
per ogni essere che hai creato.
Per la preda e il predatore,
per chi uccide e per chi muore,
per chi mangia e per chi è mangiato,
per chi prospera e per chi è malato,
per chi infetta e per chi è infettato.
Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti
con tutto ciò che esiste.
Con lo sciacallo e con la iena,
con chi soffre e con chi dà pena.
Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto
per tutti gli esseri di questa terra,
perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.
Nemmeno i pulcini divorati
dai predatori che tu hai creati,
nemmeno il coniglio soffocato
dal pitone che tu hai formato.
Illumina i padroni del potere e del denaro
perché non cadano nel peccato dell’indifferenza,
amino il bene comune, promuovano i deboli,
e abbiano cura di questo mondo che abitiamo.
I poveri e la terra stanno gridando:
Signore, prendi noi col tuo potere e la tua luce,
per proteggere ogni vita,
quella dei mangiatori di erba
quella dei bevitori di sangue,
per preparare un futuro migliore,
affinché venga il tuo Regno
di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.
Laudato si’!
Amen.

Tempio e mercanti

Acc.Biggy-Papa-Francesco-Espositore

Il giro d’affari che si è generato intorno alla figura di papa Francesco è smisurato, ed infinito è il numero dei gadgets in circolazione che ne portano l’immagine.  Il fenomeno è grandioso, i suoi connotati variano nel tempo, ma esso non è affatto nuovo, nel senso che le sue radici affondano nelle origini stesse della religio, che è innanzitutto un rapporto di scambio tra l’umano e il divino, e di scambio tra umani in rapporto al divino. Basti pensare che le carni degli animali che i romani sacrificavano agli dèi finivano sul mercato (e ciò metterà in crisi i primi cristiani: è lecito mangiare le carni degli animali sacrificati agli idoli?). Mi pare che nel mondo cattolico non vi sia mai stata una riflessione approfondita su questo tema. Penso tuttavia che si possa formulare la seguente massima: un papa che predichi e viva la povertà darà luogo inevitabilmente a un indotto commerciale superiore a quello generato da un papa che non la predichi. Massima che vale per tutti i santi. Sappi che ovunque tu costruirai un tempio, là si raduneranno i mercanti, e questo accadrà fino alla fine dei tempi.

Lumen Fidei

Retired Pope Benedict XVI greets Pope Francis at Vatican

Ho letto la Lumen Fidei con molta attenzione. La prima enciclica di Francesco è (forse) l’ultima di Benedetto, e lo si vede ad ogni riga. Il papa emerito infatti, se le forze della sua aetas ingravescens lo consentiranno, resterà di certo il consulente teologico primo del papa regnante. Ma di che stupirsi? Tra papi ci sono discontinuità nei modi, ma non nella sostanza. Eppure, i modi possono in qualche modo farsi sostanza, non certo dogmatica, ma pastorale. Una sostanza modale, per così dire. E questo propriamente si vede nel pontificato di Francesco.
L’idea di fondo della Lumen Fidei è che il mondo è minacciato alla radice dal relativismo, e la fede àncora l’umanità alla solida roccia che è Dio, mediante il Salvatore Gesù Cristo, mediante la Chiesa. Ci sono due punti, nell’enciclica, in cui mi pare che possa delinearsi una certa problematicità nel rapporto tra fede e società. O piuttosto nel rapporto fede-religione-società: «Se togliamo la fede in Dio dalle nostre città, si affievolirà la fiducia tra di noi, ci terremmo uniti soltanto per paura, e la stabilità sarebbe minacciata». (55) Da un lato si richiama qui la funzione ancestrale della religione (unire il gruppo umano), dall’altro emergerebbe un certo integralismo. Se non si intende “fede in Dio” latissimo sensu. L’altro passo è il seguente: «La sofferenza ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre servizio di speranza, che guarda in avanti, sapendo che solo da Dio, dal futuro che viene da Gesù risorto, può trovare fondamenta solide e durature la nostra società». (57) Qui il problema è cosa si intenda per nostra società, ed è il problema dell'”autonomia del mondano”, dal Concilio in poi una questione ineludibile, anche se presente nel Cristianesimo fin dalla sua origine.

Bergoglio

Benedettini, Francescani, Domenicani e Gesuiti: quattro colonne. Un papa gesuita che si impone il nome di Francesco: mirabile! Un gesuita che ha fatto voto di totale obbedienza al papa e, divenuto papa, nel suo primo discorso non pronuncia mai la parola “papa”, ma insiste sul concetto del vescovo di Roma: mirabile! E chiede la benedizione dei fedeli prima di impartire la sua: mirabile! Poiché la semplicità di un gesuita è una semplicità di secondo grado, che deriva dalla complessità, esattamente come quella di Francesco d’Assisi non derivava da ingenuità primitiva, ma da un’ascesi della complessità culturale. Premesso ciò, è evidente che il messaggio del nome scelto è anzitutto: povertà evangelica. Vedremo.
Sono le mie prime impressioni di papa Bergoglio. Noto anzitutto che il nuovo papa ha ripetuto più volte di essere il vescovo di Roma, e ha chiamato il predecessore “vescovo emerito”. Dalle sue prime parole da papa sembrerebbe di poter cogliere un’apertura nuova alla collegialità, ad un modo di intendere il ministero petrino più in sintonia con le indicazioni del Concilio Vaticano II, senza i timori degli ultimi pontefici. Questo potrebbe avere anche una forte valenza ecumenica. Continua a leggere