
Quello che mi preoccupa in queste estemporanee ma significative espressioni del pensiero bergogliano non è tanto l’idea che dietro il gesto dei terroristi ci siano altri, e questi siano i fabbricanti di armi. (Che le bombe dei terroristi islamici siano quasi sempre fatte in casa con ricette alquanto semplici, e non raffinati ordigni di industria bellica attuale, non sembra far riflettere il pontefice.) Quello che sommamente mi preoccupa è il riferimento a Giuda. Tutti gli studiosi seri sanno benissimo che i trenta denari, come tantissimi altri particolari delle narrazioni evangeliche, non sono un elemento storico ma una costruzione ideologico-teologica della comunità cristiana primitiva. In ogni caso, quelli che glieli avrebbero dati non sono mercanti o affaristi, sono persone molto, molto religiose. Quello che è certo è che la morte di Gesù è stata voluta dalle autorità religiose del suo tempo: lo scontro tra Gesù e quelle autorità religiose è stato fortissimo, e assolutamente determinante nella vicenda che lo portò alla morte. Nella narrazione evangelica, del resto, Gesù non si scontra mai con peccatori, affaristi, gente di malaffare, ma sempre e soltanto con uomini religiosi: farisei, sadducei, dottori della legge: gente pia, gelosa custode della tradizione. È stata la religione, e non il denaro, a portare Gesù alla sua fine. Le turbolenze che i Romani temevano, e che hanno portato Pilato alla sua decisione, erano suscitate nel popolo dall’attesa messianica. Certo, la religione non è mai allo stato puro, perché essa è sempre anche (e soprattutto) un fatto sociale: ci sono sempre anche intrecci di interessi di ogni tipo, soprattutto economici e politici. Ma allora, Francesco, per comprendere questo ti basta guardare dentro le mura vaticane.