Inculcare

Chissà cosa intende Berlusconi per inculcare. L’espressione probabilmente va intesa in rapporto all’uditorio del lider máximo, composto da cattolici. Infatti spesso nei documenti del magistero ecclesiastico sull’educazione si è usato il verbo inculcare. Certo, esso non appare molto adatto a suggerire l’idea di una educazione liberale. Ma qui il discorso, come sempre quando la classe politica italiana si occupa di scuola, oscilla tra l’ideologico e l’elettoralistico. Dal canto mio, mi sono sempre professato un difensore della scuola italiana statale e pluralistica, nella quale lo studente deve anzitutto apprendere nozioni e sviluppare capacità. E basta leggere alcune delle mie Croniche per capire che sono un conservatore (della sostanza). Tuttavia, pur ritenendo la Sinistra gravemente corresponsabile del degrado della scuola, mi sembra che oggi una scelta di campo sia necessaria: è assolutamente evidente che Berlusconi considera la scuola statale un covo di comunisti (il che è falso), e che l’unica materia cui presta attenzione è la storia, cioè la disciplina che i politici italiani sentono come la più vicina ai propri interessi. Poveri noi! Nello stesso momento in cui qualsiasi insegnante sperimenta di non essere in grado di inculcare assolutamente nulla nei suoi allievi, a cominciare dagli elementi basilari delle discipline, e questo anzitutto per la totale assenza di prestigio sociale e autorità della funzione docente, il capo del governo proclama che la scuola di Stato inculca principi diversi da quelli delle famiglie.

Allora noi, cittadini italiani di fede islamica, che crediamo fermamente che l’unica verità sia nel sacro Corano, e che tutta la società debba informarsi alla nostra Tradizione, noi pretendiamo che ci venga riconosciuto il diritto di avere nostre scuole, dove le ragazze siano velate e separate dai maschi, scuole nostre che possano rilasciare diplomi riconosciuti dallo Stato italiano.