Scrive Massimo Cacciari nel breve Regina Pecunia, che sta ne Il dio denaro (a cura di Ivano Dionigi, Rizzoli 2010):
Capitalismo è perciò contraddizione e il denaro segno di crisi. Anche per l’individuo. Gli enti-merce di cui il denaro è l’universale equivalente sono tutti perituri. Lui solo appare come l’indistruttibile. E dunque il desiderio nei suoi confronti non può placarsi nel possesso. Il denaro produce un illimitato desiderio, che nessuno dei prodotti in cui si incarna potrà mai soddisfare. Il pastore poteva “restar contento” del suo pecus. Mai potrà esserlo chi possiede denaro ed è costretto a “gettarlo” nella circolazione, a “perderlo” per cercare di ritrovarlo moltiplicato, né lo potrà chi, grazie all’infinita potenza del denaro, non acquista che la “miseria” di queste effimere merci. Tra quell’ “infinito” e la creaturale finitezza di questi “beni” vi è una distanza incommensurabile. (p.26) Continua a leggere