Il negozietto
Negli anni della mia infanzia, quando abitavo a San Giacomo dall’Orio a Venezia, mi capitava spesso di passare in una calle stretta, a metà della quale si trovava un negozio che vendeva uccelli. Solo uccelletti canori, di tutte le specie italiane, quelle che ora sono protette e non si possono più tenere in gabbia, e inoltre canarini e pappagallini ondulati, o cocorite come si chiamavano allora. Già all’entrata della calle, che era buia, una di quelle calli veneziane strette dove il sole non arriva mai, si avvertiva la puzza e il frastuono.
Il cinguettio era fortissimo, perché nelle gabbie ammassate a decine nel piccolo vano stavano centinaia di uccelletti. Non sono mai entrato in quel negozio, ma infinite volte mi sono fermato a contemplarne la vetrina, e ad ammirare gli uccelli. Lì è cominciata la mia carriera di osservatore delle specie alate. Il negozio si riforniva dai roccoli, di cui a quei tempi sulle Prealpi ve n’erano molti. Così ho visto cardellini, verdoni, verzellini, ortolani, fringuelli, peppole, zigoli, lucherini, e anche frosoni e beccofrusoni. Li ho ritrovati tutti in natura, e li ritrovo ancora.